mercoledì 5 gennaio 2011
cinema. TRON: LEGACY
Cosa dire di questo Tron: Legacy.
Tron fu il primo film a parlare di realtà virtuale, ed il primo a fare un grande uso della computer-grafica, utilizzando con intelligenza i limiti del tempo.
Una cosa nuova, quindi, che questo film non poteva essere e che non è, in effetti.
Eviterò i parallelismi fra i due film perché il secondo ne sarebbe schiacciato, e comunque la storia in questo film non ha importanza.
L'interesse di Kosinsky, architetto col pallino della computer grafica, si esaurisce completamente in un rinnovamento dei canoni estetici del mondo di Tron.
Dall'82 a oggi pare che l'unico sviluppo del videogame o della realtà virtuale sia stata la qualità del rendering.
Il film è visivamente spettacolare e la commistione fra immagini e musica è totale, un'esperienza simile si può trovare solo in Sergio Leone o nella trilogia originale di Star Wars (prima del restyle-stupro).
La trama è banale, scontata e priva di qualsivoglia punto di interesse, il ritmo viene gestito solo dal comparto audiovisivo, e riprende tutti gli elementi possibili ed immaginabili del film originale mettendoli insieme come potrebbe fare un qualsiasi bambino dell'asilo (facciamo un quindicenne, dai, visto lo smodato quantitativo di gnocchi presenti nel film inguainate in costumi fetish).
I dialoghi poi sono qualcosa di imbarazzante, da dimenticare, per fortuna si parla poco, vanno trattati come i colpi di tosse o come il tipo davanti a te che entra in sala a film già iniziato perché era in fila a prendere i popcorn, dei disturbi.
Spero che la versione in DVD, o meglio Blu-Ray, esca con una versione "muta".
Esteticamente, quindi, niente da dire, a parte una deludente tendenza al nero. Avrei preferito che almeno il trascendentale Jeff Bridges avesse continuato a vestire in bianco fino alla fine del film.
Da qui in poi c'è rischio spoiler, siete avvisati.
Jeff Bridges è piacevolissimo nel ruolo di Kevin Bridges, spaventosamente simile a Paul Newman ne L'uomo dai sette capestri. Meno nella sua versione digitalizzata che trovo comunque accettabile finchè utilizzata per rendere il personaggio di Clu, un po' meno nei flashback in cui viene usata anche per interpretare il giovane Kevin.
Il protagonista, Garrett Hedlund (che molti non ricorderanno per il misterioso Murtagh di Eragon) è credibile sia come figlio di Kevin sia come protagonista di un filmetto d'azione.
Il cast vede la presenza di un Bruce Boxleitner completamente avulso dal racconto e relegato a cammeo insistente, peccato. Peccato ancor di più il fatto di aver relegato Tron a personaggio di secondo piano e triste, forzato e inutile deus ex-machina.
Per il resto che dire? Tutto esteticamente piacevole, anche l'inutile clone del Duca Bianco interpretato da un divertito Michael Sheen.
E poi un sacco di gnocco, come dicevo, davvero.
E, a parte la stupenda Olivia Wilde, vi evito inutili ricerche in rete ecco qui la donna che vi ha fatto dire "perché me la fate vedere per un solo istante", Ya Ya DeCosta.
Anche la pochezza di idee mi ha intristito, il mondo di Tron in 28 anni si è chiuso in un universo a sé stante, autolimitandosi e annichilendo così anche il finale del primo film, nonché rendendo inutile tutto l'operato del protagonista. Ma questo non ha importanza, dato che ciò che abbiamo davanti altro non è che il videoclip (inteso in senso buono, però) più ambizioso dei Daftpunk dopo Interstella 5555.
Che altro? Ah sì, il mio personaggio preferito nel primo film qui è relegato a mero soprammobile?
Andate a vederlo in un'ottima sala e godetene.
Potete evitare il 3D che mi pare completamente inutile, se non per dividere la banale vita reale (piatta e bidimensionale) dal mondo nella matrice (questo sì tridimensionale). Tanto non funziona.
Ricordate: i dialoghi sono solo rumore di fondo.
Buon film. Viva i Daftpunk.
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3 commenti:
se andrò a vederlo sarà solo per vedere il connubbio tra immagini e colonna sonora di cui tutti parlano benissimo!! daft punk rulez
Be' in effetti è quello il discorso.
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